sabato 26 settembre 2009

Per quanto mi riguarda potresti morire domani. Contorcerti nel letto urlare dolore e ritrovarti per la prima volta a guardare con gli occhi aperti. Non ho la pretesa di vederti esalare l'ultimo respiro se fossi li cercherei di restituirti tutti quelli che mi hai involontariamente regalato. Rimangono solo sensazioni che mi ostino a tenere strette al corpo fingendo che siano simili alle tue che anche tu sia voluto andare oltre i corpi. Oltre i nostri corpi. Ma la pelle che tocchi non ha sempre il mio sapore non ha sempre il mio bisogno di andarsene la mattina e poi rimanere cercando giustificazioni. Le spine rimangono conficcate nelle dita. Ne ho ancora una che ostinata si è affezionata a me. Cercando di toglierla l'ho spinta ancora più dentro. Non procura nessun dolore ma è lì. Le metafore sono utili meccanismi di sostituzione a tutto quello che ho da dirti e che non ascolterai mai. Con venti ore di treni ieri pensavo a quale fosse il modo migliore per accettare il fatto che non andremo mai al cinema. Non andremo più a cena. Non faremo nulla di normale nulla che accumuli le ore sulle ore i sorrisi sulle parole e i pensieri nei giorni sempre successivi. E' solo colpa tua se non so chi sei. Ed è solo colpa mia se persevero nel voler credere che tu sia solo questo. Vorrei telefonarti e bere un caffè in centro ora che è la stagione delle felpe. Non mi interessa quello che fai mi interessa quello che stai facendo ora se ti lavi i denti o ti stai vestendo per uscire. Quante donne ancora vorranno entrare dentro a quello che vedono di te. Non a te. Mi hai offeso pensandomi così e appoggiando la testa sul mio petto. Se solo fossi coraggiosa. Se solo sapessi rinunciare alle ipotesi di presunta normalità. Sono giorni in cui domini gli stati d'animo senza fare assolutamente nulla e non te lo meriti. Ti meriteresti tutte le urla in faccia. Ma non ti interessa.
Scivolerò via e non te ne accorgerai. Scivolerò via sperando che tu te ne accorga.

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