mercoledì 28 ottobre 2009

Io non voglio fare questo lavoro.

Arrivano e sbagliano strada almeno tre volte.

Rotonda dove sono le indicazioni
rotonda indicazioni sbagliate
rotonda indicazioni giuste.

Trovare il palazzo grigio tra altri palazzi grigi risulta molto più complesso del previsto:
e dire che la strada adesso è tutta dritta, noiosa. E grigia.

Poliziotti documenti sbarra del parcheggio parcheggio.
Firma e foglietto perchè sei un visitatore.

Lui è perfettamente vestito, il colore della giacca quasi riprende quello dei capelli.
Lei ostinata nel suo ostentare tappeti e tende con bottoni.

L'obiettivo di questa mattina è trovare il modo migliore per non farsi assumere per un lavoro che non gli interessa e non vuole riuscendo ad imparare qualcosa di reale e sfruttabile in un prossimo futuro.
Quindi entrare chiedere in portineria notare che solitamente all'ingresso c'è una donna bella e ben vestita quando qui c'è un uomo bello e ben vestito. Apprezzare questo fatto.

Le palazzine sono tutte brutte uguali.
Ingombranti e monolitiche.
Un unico bar ed una finta piazza di paese ricavata nel cemento dove i lavoratori conversano con tramezzini di plastica in una mano e assolutamente niente nell'altra.

La scelta dell'architetto per rendere umana l'azienda è stata quella di inserire la presenza di animali.
Al centro delle strutture non c'è un parcheggio. Un parco di modeste dimensioni. Una colata di cemento per ore d'aria.
C'è un lago.
Un lago e angoli di verde con alberi imponenti che sembrano ridipinti di verde per quanto sono verdi.
Un lago, alberi verde tempera e animali.
Pavoni papere ed enormi carpe affamate di briciole di panini.
Voraci carpe affamate di briciole di panini.

Nessuno però li guarda gli animali. Parlano nella piazza con le mani piene di niente.
Voltano tutti le spalle al lago e le papere alzano il collo al cielo.

Il tentativo di rendere umano un luogo grazie alla presenza di animali
ha reso gli animali l'unica presenza umana.


Infilare tesserino da visitatore nell'apposito contenitore alza sbarra, ridere e scappare.
La vita toglie parti fondamentali del corpo
tutte quelle che servono per continuare a respirare senza tubi aiuti labbra altrui.
Il suo dolore è arrivato solo oggi e camminare serve anche a non lasciarsi guardare negli occhi ma i tuoi sono sensibili e bagnati.

Non lo puoi comandare, il dolore.
Indirizzarlo ridurlo piegarlo.
Non puoi farlo.

E adesso lei è stretta dentro le braccia di sua madre e nulla può toccarla.

sabato 17 ottobre 2009

Spezzati.

Quindi dice che anche il caffè era amaro. Anche le passeggiate e tutte le cose che avete comprato insieme lei non le guarda nemmeno più. Ieri avete provato a fare qualcosa di diverso dici. Li ho visti anche io i suoi occhi curiosi e lontani da noi intorno al tavolo. Credo sia già andata via anche se la mattina ti dice buongiorno e ti sveglia. Ma è sempre già vestita.

Quindi adesso dovrei cercare di abbracciarti in modo tale da farti piangere.
Solo per sfogarti senza dirlo a nessuno senza fare necessariamente rumore.
Puoi nasconderti dentro il maglione, è largo.
Quando cammini fai un rumore strano che mi distrae ogni volta. Forse la forma dei tuoi passi tocca punti strani dell'asfalto.
Lo picchia.
Io cerco di distrarmi guardando bancarelle vuote mentre i venditori riempiono furgoni pieni di oggetti delicati.
Vorrei lasciarti li da solo a calpestare le pietre.
Dovessi rimanerti vicino le solleverei una ad una per tirartele tutte sulla faccia e contro la pancia.

mercoledì 14 ottobre 2009

Ed i treni notturni che portano verso girandole emotive.

lunedì 12 ottobre 2009

Le notti insonni dei peccatori abbracciati a corpi estranei.
Anime disperse per le strade.

Ed è come se la mia vita non mi bastasse
e ne volessi mille altre
succhiandovele via senza ritegno.

Passi leggerissimi.

Adesso devi spiegarmi come fai a parlare direttamente con le mie parti più sensibili e poi rimanere in silenzio mentre perdo interi momenti ad avere voglia di vederti. Il degrado che al momento si trascina attaccato a certe parti del corpo non è necessariamente negativo. Questione di prospettive, obiettivi e residui.

Sembra che tu ti sia preso, ancora non ho capito bene come, uno spazio.
Questo mi preoccupa non poco.

sabato 10 ottobre 2009

Non ho l'età.

L'immaturità di certi problemi stordisce gli occhi.
Come si rimane fermi nelle cose annegandoci dentro.
Questa è colla dove avvolgi il tuo corpo ancora più stretto
bloccando i pori togliendo l'aria.
Queste tue pene autoinflitte mi preoccupano e deprimono sinceramente.

venerdì 9 ottobre 2009

La ragazza del bagno.

Con la tua discreta ironia rimani seduto da un lato a guardarmi. Non parli poi molto ed il tuo odore è buono anche dopo una giornata di file e disastri. Incontrarsi in luoghi intimi dietro le tende e non vedersi più se non di sfuggita cercando altri posti che ho perso per strada convinta di sapermi già orientare qui, perchè la città è piccola. Ma le vie mi sembrano tutte belle uguali. Adesso mi chiedo come mai ero cosi attenta a sistemarmi i vestiti mentre avrei dovuto prestare attenzione alla loro conversazione. Ma ero così stanca e poi sentivo il tuo odore seduta per terra.
Le colpe ricadono involontariamente su di te.

giovedì 8 ottobre 2009

Lo scandalo del tuo tradimento mi riporta alle origini.
Le possibilità precluse diventano il desiderio di un folle.

lunedì 5 ottobre 2009

Lei disse a lui.

Per favore, non pensarmi.
Oppure fallo in silenzio,
senza coinvolgermi.

domenica 4 ottobre 2009

Ho sognato di incontrarti, ed eri vestito elegante. Ti baciavo sulla guancia ed era sudata.
Il realismo di certe immagini proiettate talvolta mi spaventa e questa mattina ero convinta di averti parlato ieri. Mi raccontavi che ti serviva un abito mentre allentavi la cravatta come fanno nei film in bianco e nero dopo i matrimoni. Abbiamo parlato mi ricordo il tono della tua voce ed il colore della pelle. Le scene nei sogni cambiano all'improvviso e quindi mangiavi allo stesso tavolo mischiato di miei e tuoi amici mentre io ti rubavo una sigaretta che era morbida.
Ci rubavamo anche i baci per la strada come se fosse una tenera abitudine.

sabato 3 ottobre 2009

Sorrisi sprecati.

Ed io che mi sono fatta male.
Ed io che non mi farò più male.

Dolore auto inflitto attraverso interpretazioni autobiografiche.
Fraintendere tutto e ridimensionarti.
Rilegarti ad una immagine impressa in mille stampe tutte uguali.
Scusa per tutte le frequentazioni passeggere e per le illusioni momentanee.
Scusa se ho pensato che non fossi furbo.
Scusa se ho pensato che fossi rimasto come quando esistevano le mille lire.

Non riesco ad odiare perchè
mi hai ricordato che perfino io ho un cuore
o uno spazio nel corpo abbastanza grande per poterne contenere uno.