venerdì 30 gennaio 2009

Lasciami respirare
Lasciami respirare
Lasciami respirare

mercoledì 28 gennaio 2009

Lunedì

Quindi ora non riesci a distinguere la tecnica dalle parole.
Un elenco di invitati diventa difficile anche da pronunciare.
I nomi e le facce. I nomi che non rappresentano più facce.
Riconoscimi e lasciati guardare senza pudori.
Permettimi ancora di vedere oltre la morfina che allevia dolore ma non lo toglie.
Rimani ancora qui ma rimani tu.
Povere le braccia magre che ti sorreggono.
Magre ma forti e decise nel non lasciare il tuo corpo molle mai.
Odio odio questa immobile possibilità che non ho.

Quella stanza sarà piena di tremori 
di voci che sospirano e che non hanno la forza di urlare 
urleranno dopo da sole contro un cuscino.

La rabbia diventa tre persone in una cucina.
Diventa noi tre in cucina.

Totale impotenza per una sorte segnata.
Carta vetrata sulla pelle.

sabato 17 gennaio 2009

Quindi vedrò il tuo viso ed i tuoi vestiti curati precisi.
Sarò capace di fingere interesse per il tuo nome per il tono della tua voce
ma  sarò attenta nel cogliere ogni insignificante particolare sbagliato.
Ti guarderò da ogni possibile angolazione stringere qualcosa di inafferrabile 
capirai anche tu essere inafferrabile?
Sarò Homo economicus 
razionalità interessi individuali che rovineranno tutte le note che ascolterai quella sera.

E saranno sottili stilettate autoinflitte.
Organi collassati dall'abuso delle loro funzioni vitali.
Dimentica quello che ti ho detto io non riesco a ricordarmelo.
Lasciami andare via adesso. Slegami i polsi sono sicura non ci saranno lividi dolori cicatrici.

Costruirmi mobili vorrei. Qui tutto c'era prima che potessi sceglierlo.
Scatole marroni da chiudere e impilare, scritte che ne identifichino il contenuto.
Buttare via spostare l'ordine delle cose è solo la soluzione parziale.
Prendere le tue cose e bruciarle insieme alle mie.

Colorare i cassetti di blu ridipingere il muro scrostato.

giovedì 8 gennaio 2009

Siediti. Lasciati guardare. Qui ci sono tutte le giustificazioni accettabili. Incorruttibili. Che ho inventato apposta per noi. 
(che poi noi, io).

Guardarti da vicino e toccarti la mano come se non fosse un gesto abituale.
Ricordarmi che sentivo la tua pelle.
Mi da fastidio anche solo pensare alla tua pelle trasparente e spessa.

Ho perso pezzi interi di memoria. 
Ho perso tutte quelle situazioni dove riuscivo a vederti a tuo agio. 
Forse sei sempre stato a disagio. Dappertutto sempre anche con me. Sempre con te appresso.
Sei il tuo peso. Ingombrante.

Cammini a piedi aperti. Ho sempre riso per questo di questo 
di te anche forse.

Se adesso venissi a bussarti alla porta ti restituirei ogni giorno.
Un sacchetto di plastica gonfio e pieno di niente.
Dovrei solo trascinarti morente verso il dirupo e sentirti supliccare lamentoso.
Potrei goderne di quella voce spezzata.
Graffiarti la schiena mentre ti trascino tra i legni e le foglie lasciandoti cadere 
paralizzato dal buio dentro.
Spingerti solo con un piede guardarti rotolare e perdere la tua forma
mentre ti si staccano i bottoni.

Chiederti se vuoi da bere chiederti se vuoi morire.

mercoledì 7 gennaio 2009

anche se quasi non ti ho riconosciuto per tre giorni


Mi hai vista fragile e sconvolta. 
Ma potevi toccarmi dalla tua stanza anche con la porta chiusa a chiave.
Indicami con un dito maleducato le persone che non ti piacciono. Le guarderò male per te.

Indicati e obbligami ad odiarti.

venerdì 2 gennaio 2009

Sarà difficile allontanarti.
Così come tenerti vicino.