lunedì 28 aprile 2014

Piccole dichiarazioni d’amore.
Dico piccole perché ci conosciamo appena e dichiaro quel che posso.
Ma giuro sono tutte sincere, ogni singola unità che le fa tutte.

La dichiarazione per la bocca a punta e per la risata che ne viene fuori.
Quella per la pelle, quella per aver finalmente deciso di cambiare taglio di capelli.

La dichiarazione quasi in ginocchio per il tonno in scatola e per la gita a Vigevano.
Quella per starmi sempre intorno fregandotene dei giramenti di testa.

Ora mi serve ancora un attimo per potertene dare una intera.
Vedrai sarà sontuosa, con le fanfare.
Ci metterò dentro il tempo, la mia memoria che non funziona e la tua che è sempre stata un portento.
Due anziane parlano di macedonia sull’autobus.
Sedute composte faccia a faccia, mani sulle borsette.
Cappellini di lana che graffia, foularini leggeri.
Parlano di cene che guai mai non offrire un dolce, almeno un frutto.
Io preparo sempre la macedonia dice una.
La banana va lasciata macerare nel limone per perdere le macchie
e ricordati sempre l’arancia, è importante per dare sapore.
Poi mi raccomando toglila che da mordere così intrisa di succo sa di strano e non di buono.
Se non ci sono mai è solo perché vorrei esserci sempre.

martedì 22 aprile 2014

Spezzi la fame mentre cucini, spezzi il pane sul piatto per non sporcare la tovaglia e spezzi gli spaghetti appena l'acqua bolle.
Spezzi il fiato quando corri dopo pranzo, spezzi la giornata con una lunga pausa nel primo pomeriggio, spezzi il filo della corrente per sbaglio e spezzi una lancia in suo favore durante la riunione con il capo.
Spezzi un ramo mentre ti arrampichi sull'albero in giardino e ti spezzi la gamba destra appena poggia terra, quasi spezzi un braccio.
Spezzato tutto lo spezzabile, a fine giornata, passi al mio cuore.
Piange sul letto, sdraiato sul fianco.
Si forma un piccolo lago salato tra l'occhio e il naso.

Lei dice qualcosa di triste e il lago si gonfia.
Scivola giù dal letto e poi scompare.

domenica 20 aprile 2014

Si sveglia felice da fare schifo.

Capelli scompigliati e faccia stanca.
Rimangono visibili le occhiaie, non c'è tempo per truccarsi.

Pallida cammina verso il lavoro. Seguono otto ore difficili.
Ritorno complesso, il sonno aumenta.

Gira la chiave, apre la porta e trova te che sorridi felice da fare schifo.
Se io metto i tuoi occhiali ci vedo male esattamente come tu senza?
Treno. Vagone ristorante.
Che poi, ristorante, è a malapena un bar.

Uomo grasso, accento veneto.
Ordina un caffè e una birra in lattina.

Un sorso al caffè e uno alla birra.
Chiede un altro caffè per finire la birra rimasta.
Gusta il miscuglio dondolando.

Seguono altre due ordinazioni della medesima ricetta.