Superato il corridoio c'è la nostra stanza che siamo riuscite a rendere confortevole nonostante le lenzuola troppo piccole nonostante le finestre rotte nonostante i minuscoli armadi.
I coinquilini sono entità quasi ectoplasmatiche.
Appaiono all'improvviso per brevissimi istanti e raramente vanno oltre il saluto di circostanza.
Accoglienza diversa accoglienza fatta di mezzi sorrisi.
Aprendo la porta di casa, la prima cosa che si nota è u agglomerato - o rozzolo- di capelli, poggiati su di un fazzoletto bianco. Una sorta di scultura o scalpo che ci accoglie all'ingresso da quattro giorni e che dubito verrà cestinata.
La cucina è il ritrovo di piatti sporchi disposti in pile e di rimasugli di cibi che da li si espandono fino al primo piano, una sorta di briciolame diffuso.
Ci sarebbe, oltre la porta a vetri, un grazioso giardino che però è un accumulo di lattine di birra e fanghiglia.
L'olfatto non puo che rimanere colpito dalla miscela di odori invadenti.
Percorriamo le scale. Osserviamo come la polvere fuoriesce dalla moquette dagli angoli dei gradini.
Al quarto piano, aprendo la porta di sinistra, ecco il bagno.
O quello che dovrebbe essere il bagno.
Oggi abbiamo pulito la vasca il cui scarico è intasato e l'acqua esce a suo piacimento quando meno te lo a spetti con una intensità sempre diversa e sempre comunque scarsa. Ha cambiato colore.
Dovremmo adeguarci a questo clima di indifferenza e atipica convivenza o proporci con un sorriso tirato perseverando nel tentativo di conoscere persone strane dai gusti culinari quantomeno discutibili.
Siamo qui e sono giorni difficili.
Lo sforzo è incredibile e dovrò cogliere sfumature che adesso mi sfuggono. Adesso tutto è ostile.
Solitamente esiste un momento nella giornata che temi.
Quello che non vorresti arrivasse anche se sai essere inevitabile.
Invece adesso la mia giornata è tutta l'attimo che precede quel temuto frammento di tempo.
Una continua tensione. "
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