invitami ancora a bere qualcosa di leggero e fingi di non vedere oltre.
Le tue mani la tua cura per i dettagli i palazzi che crollano e che devono crollare.
Apri il cancello dimenticati di avvisare e saluta l'ultimo luogo che poteva essere ancora vagamente condiviso.
Ho perso l'abitudine di guardare dentro ho perso l'abitudine di guardarti.
Mai abbastanza coraggioso da strappare via gli strati inutili e le masse tumorali che ti corrodono
lascia tutto così come sembra.
Dividi i pensieri puri impuri inutili affidabili gli impegni che occupano lo spazio in testa e allungano la giornata fino a quando entri nella stanza e le mie parole sono ancora nascoste dappertutto.
Carta dappertutto piena di niente adesso è niente adesso è distanza largo respiro pugno in gola.
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